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Overthinking: sintomi, cause e strategie di gestione

mercoledì 11 Dicembre 2024

Overthinking: significato

Il fenomeno dell’overthinking, letteralmente “pensare troppo“, si manifesta come un continuo e incessante rimuginare su eventi, pensieri o situazioni. Può sembrare, a prima vista, un semplice “essere riflessivi”, ma in realtà è una condizione che, se protratta nel tempo, rischia di compromettere la qualità della vita e la salute mentale. Chi ne soffre tende a bloccarsi in un circolo vizioso di pensieri che causano ansia, stress e persino depressione, rendendo difficile prendere decisioni.

Che cos’è l’overthinking?

Esistono due principali forme di overthinking: la “ruminazione” e la “preoccupazione”. La ruminazione si concentra su eventi passati e su ciò che si sarebbe potuto fare diversamente, mentre la preoccupazione riguarda ansie e timori per il futuro. Entrambe le forme generano insoddisfazione e ostacolano la capacità di vivere nel presente.

Sintomi dell’overthinking

Riconoscere i sintomi dell’overthinking è il primo passo per affrontarlo e ridurne gli effetti.

Ecco alcuni segnali comuni che indicano una propensione a pensare troppo:

  • Incapacità di spegnere la mente: Un flusso costante di pensieri, anche quando si vorrebbe riposare o rilassarsi.
  • Difficoltà a prendere decisioni: Ogni scelta, anche la più banale, viene ponderata all’estremo, generando indecisione e senso di colpa.
  • Preoccupazione costante: Le preoccupazioni diventano il centro della giornata, con pensieri che continuano a tornare senza portare a soluzioni concrete.
  • Rimuginazione su eventi passati: Analizzare e ripensare episodi già accaduti, immaginando scenari alternativi o cercando di aggiustare mentalmente situazioni ormai concluse.
  • Disturbi del sonno: L’overthinking spesso impedisce di addormentarsi o provoca risvegli notturni, lasciando la mente intrappolata nei pensieri.
  • Ansia e stress: Pensare troppo alimenta lo stress e peggiora l’ansia, generando un circolo vizioso difficile da interrompere.

Cause dell’overthinking

L’overthinking può derivare da diversi fattori, spesso interconnessi. Tra le cause più comuni troviamo:

  • Personalità perfezionista: Le persone perfezioniste tendono a ruminare su errori, mancanze o dettagli, nel tentativo di raggiungere uno standard irrealistico.
  • Ansia e insicurezza: Chi è ansioso o insicuro può cercare di controllare ogni aspetto della propria vita, passando ore a riflettere su possibili scenari.
  • Esperienze traumatiche o negative: Eventi dolorosi o situazioni di stress passato possono indurre una propensione a pensare e ripensare per cercare di proteggersi da ulteriori delusioni.
  • Bassa autostima: La mancanza di fiducia in se stessi spinge a dubitare delle proprie decisioni e a ripensare continuamente a ciò che si è fatto o detto.
  • Cultura della produttività: La pressione sociale a essere sempre perfetti e produttivi può generare ansia e insicurezze, portando le persone a pensare costantemente a come migliorare o non commettere errori.

Effetti dell’overthinking sulla salute mentale

L’overthinking, se non affrontato, può avere un impatto significativo sulla salute mentale. Tra gli effetti più comuni troviamo:

  • Aumento dell’ansia: Pensare troppo incrementa l’ansia, generando un senso di allarme costante.
  • Depressione: La ruminazione prolungata su errori passati o scenari negativi può favorire la depressione.
  • Stanchezza mentale e fisica: Il continuo rimuginare porta a un affaticamento mentale che influisce anche sul corpo, generando stanchezza, tensione muscolare e disturbi fisici.
  • Compromissione delle relazioni: Chi soffre di overthinking può isolarsi o avere difficoltà nelle relazioni, a causa della costante attenzione rivolta ai pensieri.
  • Procrastinazione: Il pensare troppo può portare all’inazione, poiché la paura di fare scelte sbagliate blocca qualsiasi tipo di iniziativa.

Strategie per gestire l’overthinking

L’overthinking non è semplicemente un’abitudine da correggere, ma un movimento della mente che tradisce un bisogno più profondo: il desiderio di controllo sull’incertezza dell’esistenza. È un processo che tenta, invano, di dominare ciò che non è governabile. In questa spirale, la mente si sfinisce in una lotta con se stessa, incapace di accettare il limite intrinseco del pensiero umano.

Nel tentativo di spezzare questo ciclo nel breve termine, possiamo adottare alcune strategie, consapevoli però che l’overthinking, nella sua radice più profonda, richiede ascolto, comprensione e l’accompagnamento di un terapeuta.

  • Praticare la consapevolezza: Non si tratta di ridurre i pensieri, ma di osservarli per ciò che sono: flussi transitori, non verità assolute. La mindfulness aiuta a ricollocare il pensiero nel suo contesto, evitando che prenda il sopravvento.
  • Porre limiti temporali alle riflessioni: Definire un confine al tempo dedicato a un problema equivale a riconoscere che il pensiero, da solo, non può contenere il mondo. È un atto di umiltà verso l’ignoto.
  • Scrivere i propri pensieri: La scrittura è un atto simbolico di liberazione. Trasferire le preoccupazioni dalla mente alla pagina permette di oggettivarle, di distanziarsi e di interrogarsi sulla loro reale natura.
  • Condividere con l’altro: Parlando con qualcuno di fiducia o con un terapeuta, il pensiero smette di essere una spirale chiusa e diventa dialogo. E nel dialogo, l’altro restituisce uno specchio in cui rivedere il proprio mondo.
  • Agire nel concreto: Il corpo, attraverso l’azione, restituisce alla mente il senso della realtà. Fare qualcosa di pratico significa tornare alla terra, alla dimensione in cui il pensiero non è tutto, ma una delle tante espressioni dell’essere.

Conclusione

L’overthinking non è un errore, ma un segnale: è il pensiero che cerca di andare oltre i propri limiti, di afferrare il non afferrabile. Gestirlo nell’immediato è possibile, ma il suo senso ultimo emerge solo se inserito in una cornice più ampia, quella che una terapia può offrire. Non si tratta di eliminare i pensieri, ma di comprenderne il significato, per imparare a convivere con il limite senza che esso diventi una gabbia.

Bibliografia

Galimberti, U. Nuovo dizionario di psicologia. Psichiatria, psicoanalisi, neuroscienze. Milano: Feltrinelli.

DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.

Kabat-Zinn, J. Vivere momento per momento.

Leahy, R. L. (2018). The Worry Cure: Seven Steps to Stop Worry from Stopping You.

Williams, M., Teasdale, J., Segal, Z., & Kabat-Zinn, J. (2013). Mindfulness: A Practical Guide to Finding Peace in a Frantic World.

Dostoevskij, F. (2014). Memorie dal sottosuolo.

 

Contenuto a cura di:

Fabio Cotti

Psicologo clinico, psicoterapeuta e psicodiagnosta, Fabio Cotti ha collaborato con istituti pubblici e privati, tra cui ASST Ovest Milanese, ASST Lariana e Università come Milano-Bicocca e Pavia. Specializzato in psicoterapie psicodinamiche, cognitive e ipnotiche per bambini, adolescenti, adulti e coppie, si occupa anche di psicologia giuridica, in particolare nella valutazione di competenze genitoriali e del danno psichico. È stato Consulente Tecnico d’Ufficio per vari tribunali e autore di contributi in psicologia clinica e testologia.

Contenuto a cura di:

Fabio Cotti

Psicologo clinico, psicoterapeuta e psicodiagnosta, Fabio Cotti ha collaborato con istituti pubblici e privati, tra cui ASST Ovest Milanese, ASST Lariana e Università come Milano-Bicocca e Pavia. Specializzato in psicoterapie psicodinamiche, cognitive e ipnotiche per bambini, adolescenti, adulti e coppie, si occupa anche di psicologia giuridica, in particolare nella valutazione di competenze genitoriali e del danno psichico. È stato Consulente Tecnico d’Ufficio per vari tribunali e autore di contributi in psicologia clinica e testologia.

Overthinking: significato

Il fenomeno dell’overthinking, letteralmente “pensare troppo“, si manifesta come un continuo e incessante rimuginare su eventi, pensieri o situazioni. Può sembrare, a prima vista, un semplice “essere riflessivi”, ma in realtà è una condizione che, se protratta nel tempo, rischia di compromettere la qualità della vita e la salute mentale. Chi ne soffre tende a bloccarsi in un circolo vizioso di pensieri che causano ansia, stress e persino depressione, rendendo difficile prendere decisioni.

Che cos’è l’overthinking?

Esistono due principali forme di overthinking: la “ruminazione” e la “preoccupazione”. La ruminazione si concentra su eventi passati e su ciò che si sarebbe potuto fare diversamente, mentre la preoccupazione riguarda ansie e timori per il futuro. Entrambe le forme generano insoddisfazione e ostacolano la capacità di vivere nel presente.

Sintomi dell’overthinking

Riconoscere i sintomi dell’overthinking è il primo passo per affrontarlo e ridurne gli effetti.

Ecco alcuni segnali comuni che indicano una propensione a pensare troppo:

  • Incapacità di spegnere la mente: Un flusso costante di pensieri, anche quando si vorrebbe riposare o rilassarsi.
  • Difficoltà a prendere decisioni: Ogni scelta, anche la più banale, viene ponderata all’estremo, generando indecisione e senso di colpa.
  • Preoccupazione costante: Le preoccupazioni diventano il centro della giornata, con pensieri che continuano a tornare senza portare a soluzioni concrete.
  • Rimuginazione su eventi passati: Analizzare e ripensare episodi già accaduti, immaginando scenari alternativi o cercando di aggiustare mentalmente situazioni ormai concluse.
  • Disturbi del sonno: L’overthinking spesso impedisce di addormentarsi o provoca risvegli notturni, lasciando la mente intrappolata nei pensieri.
  • Ansia e stress: Pensare troppo alimenta lo stress e peggiora l’ansia, generando un circolo vizioso difficile da interrompere.

Cause dell’overthinking

L’overthinking può derivare da diversi fattori, spesso interconnessi. Tra le cause più comuni troviamo:

  • Personalità perfezionista: Le persone perfezioniste tendono a ruminare su errori, mancanze o dettagli, nel tentativo di raggiungere uno standard irrealistico.
  • Ansia e insicurezza: Chi è ansioso o insicuro può cercare di controllare ogni aspetto della propria vita, passando ore a riflettere su possibili scenari.
  • Esperienze traumatiche o negative: Eventi dolorosi o situazioni di stress passato possono indurre una propensione a pensare e ripensare per cercare di proteggersi da ulteriori delusioni.
  • Bassa autostima: La mancanza di fiducia in se stessi spinge a dubitare delle proprie decisioni e a ripensare continuamente a ciò che si è fatto o detto.
  • Cultura della produttività: La pressione sociale a essere sempre perfetti e produttivi può generare ansia e insicurezze, portando le persone a pensare costantemente a come migliorare o non commettere errori.

Effetti dell’overthinking sulla salute mentale

L’overthinking, se non affrontato, può avere un impatto significativo sulla salute mentale. Tra gli effetti più comuni troviamo:

  • Aumento dell’ansia: Pensare troppo incrementa l’ansia, generando un senso di allarme costante.
  • Depressione: La ruminazione prolungata su errori passati o scenari negativi può favorire la depressione.
  • Stanchezza mentale e fisica: Il continuo rimuginare porta a un affaticamento mentale che influisce anche sul corpo, generando stanchezza, tensione muscolare e disturbi fisici.
  • Compromissione delle relazioni: Chi soffre di overthinking può isolarsi o avere difficoltà nelle relazioni, a causa della costante attenzione rivolta ai pensieri.
  • Procrastinazione: Il pensare troppo può portare all’inazione, poiché la paura di fare scelte sbagliate blocca qualsiasi tipo di iniziativa.

Strategie per gestire l’overthinking

L’overthinking non è semplicemente un’abitudine da correggere, ma un movimento della mente che tradisce un bisogno più profondo: il desiderio di controllo sull’incertezza dell’esistenza. È un processo che tenta, invano, di dominare ciò che non è governabile. In questa spirale, la mente si sfinisce in una lotta con se stessa, incapace di accettare il limite intrinseco del pensiero umano.

Nel tentativo di spezzare questo ciclo nel breve termine, possiamo adottare alcune strategie, consapevoli però che l’overthinking, nella sua radice più profonda, richiede ascolto, comprensione e l’accompagnamento di un terapeuta.

  • Praticare la consapevolezza: Non si tratta di ridurre i pensieri, ma di osservarli per ciò che sono: flussi transitori, non verità assolute. La mindfulness aiuta a ricollocare il pensiero nel suo contesto, evitando che prenda il sopravvento.
  • Porre limiti temporali alle riflessioni: Definire un confine al tempo dedicato a un problema equivale a riconoscere che il pensiero, da solo, non può contenere il mondo. È un atto di umiltà verso l’ignoto.
  • Scrivere i propri pensieri: La scrittura è un atto simbolico di liberazione. Trasferire le preoccupazioni dalla mente alla pagina permette di oggettivarle, di distanziarsi e di interrogarsi sulla loro reale natura.
  • Condividere con l’altro: Parlando con qualcuno di fiducia o con un terapeuta, il pensiero smette di essere una spirale chiusa e diventa dialogo. E nel dialogo, l’altro restituisce uno specchio in cui rivedere il proprio mondo.
  • Agire nel concreto: Il corpo, attraverso l’azione, restituisce alla mente il senso della realtà. Fare qualcosa di pratico significa tornare alla terra, alla dimensione in cui il pensiero non è tutto, ma una delle tante espressioni dell’essere.

Conclusione

L’overthinking non è un errore, ma un segnale: è il pensiero che cerca di andare oltre i propri limiti, di afferrare il non afferrabile. Gestirlo nell’immediato è possibile, ma il suo senso ultimo emerge solo se inserito in una cornice più ampia, quella che una terapia può offrire. Non si tratta di eliminare i pensieri, ma di comprenderne il significato, per imparare a convivere con il limite senza che esso diventi una gabbia.

Bibliografia

Galimberti, U. Nuovo dizionario di psicologia. Psichiatria, psicoanalisi, neuroscienze. Milano: Feltrinelli.

DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.

Kabat-Zinn, J. Vivere momento per momento.

Leahy, R. L. (2018). The Worry Cure: Seven Steps to Stop Worry from Stopping You.

Williams, M., Teasdale, J., Segal, Z., & Kabat-Zinn, J. (2013). Mindfulness: A Practical Guide to Finding Peace in a Frantic World.

Dostoevskij, F. (2014). Memorie dal sottosuolo.

 

Contenuto a cura di:

Fabio Cotti

Psicologo clinico, psicoterapeuta e psicodiagnosta, Fabio Cotti ha collaborato con istituti pubblici e privati, tra cui ASST Ovest Milanese, ASST Lariana e Università come Milano-Bicocca e Pavia. Specializzato in psicoterapie psicodinamiche, cognitive e ipnotiche per bambini, adolescenti, adulti e coppie, si occupa anche di psicologia giuridica, in particolare nella valutazione di competenze genitoriali e del danno psichico. È stato Consulente Tecnico d’Ufficio per vari tribunali e autore di contributi in psicologia clinica e testologia.