Insonnia: cause, effetti e strategie efficaci per migliorare il sonno
L’insonnia è un disturbo del sonno che può compromettere profondamente la qualità della vita, influendo negativamente sul benessere fisico e...
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L'Ufficio Editoriale di ilmiopsi è composto da un team multidisciplinare di psicologi, psicoterapeuti e professionisti della comunicazione, impegnati nella scrittura e revisione clinica di contenuti dedicati alla psicologia e alla salute mentale. Ogni articolo è sviluppato con un approccio scientifico, accurato e accessibile, per garantire informazioni affidabili e utili sia ai professionisti del settore che al pubblico generale.

L’ipersonnolenza è un termine diagnostico molto ampio che comprende diverse tipologie di sintomi come un’eccessiva quantità di sonno (per esempio un’estensione del sonno notturno o sonno involontario durante il giorno), una deteriorata capacità di stare svegli (per esempio, propensione all’addormentamento durante la veglia, accompagnata da difficoltà nello svegliarsi o incapacità di rimanere svegli quando richiesto) e inerzia del sonno (per esempio, un periodo in cui viene compromessa la performance e una ridotta vigilanza dopo essersi svegliati). Solitamente si avverte una difficoltà nello svegliarsi la mattina, si può apparire confusi, combattivi o atassici.
L’ipersonnolenza idiopatica, ovvero di cui non si conosce la causa, viene definita dall”International Classification of Sleep Disorders (ICSD)” come un disordine presumibilmente causato dal Sistema Nervoso Centrale, che è associato con un normale o prolungato episodio maggiore di sonno ed eccessiva sonnolenza, consistente in sonno prolungato (1-2h) non in fase REM”.
L’ipersonnolenza può essere confusa con la narcolessia, ma diversi trial clinici hanno evidenziato delle differenze. Nel caso di narcolessia, la persona dorme 7-8 ore per notte, sentendosi poi riposata al mattino successivo. Persone affette da narcolessia si sentono solitamente più vigili dopo un sonnellino di 15-20 minuti, mentre chi ha un disturbo da ipersonnia tende a fare sonnellini più lunghi, ha difficoltà a svegliarsi e al risveglio non si sente vigile.
Tra le cause del disturbo da ipersonnia possiamo trovare dei fattori neurologici: infatti alterazioni del sistema nervoso centrale, che si occupa di regolare il ciclo sonno-veglia, possono contribuire allo sviluppo dell’ipersonnolenza; queste alterazioni possono essere innate o derivare da lesioni o malattie neurologiche.
Un’altra possibile causa del disturbo, potrebbe risiedere in un fattore genetico: è stato, infatti, suggerito che alcuni individui sembrano avere una predisposizione familiare per questo disturbo.
Tra le cause troviamo anche una particolare condizione medica, come l’ipotiroidismo, il diabete e la celiachia. Queste possono comportare un aumento della sonnolenza diurna come sintomo secondario.
I criteri di diagnosi includono un eccesso di sonno, nonostante un periodo di riposo di almeno 7 ore, con ricorrenti periodi di sonno o essere prossimi ad esso durante il giorno. Sonno prolungato per più di 9 ore al giorno che viene avvertito come non ristoratore e difficoltà ad essere completamente svegli dopo un brusco risveglio.
L’ipersonnolenza per essere diagnosticata deve avere luogo tre volte a settimana per almeno tre mesi e può essere accompagnata da significativi livelli di stress o incapacità cognitiva, sociale, occupazionale o altre importanti aree del funzionamento. Inoltre, l’ipersonnolenza non deve poter essere attribuita a uso e/o abuso di sostanze.
L’approccio farmacologico per trattare questo disturbo può includere dei farmaci stimolanti per aumentare l’attenzione e ridurre la sonnolenza diurna eccessiva. Tra i farmaci che possono essere prescritti per questo tipo di disturbo troviamo anche gli antidepressivi, in particolare quelli che influenzano i livelli di serotonina e noradrenalina, poiché possono trattare sintomi specifici associati ai disturbi del sonno.
Solitamente è bene affiancare all’approccio farmacologico anche quello psicoterapico: in questo caso può essere consigliata una terapia comportamentale o cognitivo-comportamentale. Per esempio, tramite la gestione dell’igiene del sonno, come stabilire degli orari regolari in cui andare a dormire e svegliarsi, la persona può far fronte a questa difficoltà.
Viene anche consigliata una modifica nello stile di vita, per esempio l’introduzione di esercizio fisico svolto regolarmente e la regolazione dell’assunzione di sostanze stimolanti, come la caffeina.
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