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L'Ufficio Editoriale di ilmiopsi è composto da un team multidisciplinare di psicologi, psicoterapeuti e professionisti della comunicazione, impegnati nella scrittura e revisione clinica di contenuti dedicati alla psicologia e alla salute mentale. Ogni articolo è sviluppato con un approccio scientifico, accurato e accessibile, per garantire informazioni affidabili e utili sia ai professionisti del settore che al pubblico generale.
Negli ultimi decenni, il fenomeno degli Hikikomori è diventato un tema di crescente interesse, sia in ambito accademico che sociale. Questo termine, di origine giapponese, si riferisce a persone, in prevalenza giovani, che scelgono di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi, rimanendo confinati nella propria abitazione, spesso nella loro stanza. Comprendere cosa significa essere Hikikomori, i motivi che portano a questa condizione e le sue implicazioni sulla salute mentale è fondamentale per affrontare un problema che va oltre i confini geografici del Giappone e che riguarda anche le società occidentali.
Il termine “Hikikomori” è composto dalle parole giapponesi “hiku” (tirare indietro) e “komoru” (ritirarsi) e descrive una condizione di isolamento volontario, spesso protratta per mesi o anni. Gli Hikikomori evitano il contatto sociale, limitandosi al minimo indispensabile anche nelle relazioni familiari. Questo fenomeno, sebbene sia stato inizialmente osservato in Giappone, è ormai diffuso anche in altre parti del mondo, inclusa l’Italia, dove si stima che migliaia di giovani vivano situazioni analoghe.
Le ragioni che portano una persona a diventare Hikikomori sono complesse e spesso radicate in una combinazione di fattori psicologici, sociali e culturali. Alcuni dei motivi principali includono:
Riconoscere i segnali di un potenziale Hikikomori è cruciale per intervenire tempestivamente. Tra i segnali più comuni troviamo:
L’Hikikomori non è classificato come un disturbo psicologico nel DSM-5, ma è spesso associato a problematiche di salute mentale come ansia sociale, depressione, disturbo ossessivo-compulsivo o disturbi della personalità. Inoltre, l’isolamento prolungato può aggravare o innescare nuove difficoltà psicologiche, creando un circolo vizioso difficile da spezzare.
Sebbene l’Hikikomori sia stato inizialmente descritto in Giappone, oggi il fenomeno è osservabile anche in Paesi occidentali, con alcune differenze culturali. In Giappone, il fenomeno è spesso legato alle rigide aspettative sociali e al concetto di “gaman” (sopportare senza lamentarsi). In Italia e in Europa, invece, l’Hikikomori può essere influenzato da fattori come la disoccupazione giovanile e una crescente dipendenza dalla tecnologia.
L’isolamento estremo influisce profondamente sulla vita quotidiana degli Hikikomori. L’assenza di interazioni sociali può portare a un senso di alienazione, perdita di autonomia e difficoltà a reintegrarsi nella società. Inoltre, l’isolamento può sfociare anche in vissuti di depressione e ansia. Anche la salute fisica può risentirne, a causa di una routine sedentaria, cattive abitudini alimentari e mancanza di esercizio fisico. Inoltre il rifiutarsi di recarsi sul luogo di lavoro o, nei casi di smartworking, di interagire con altre persone può avere ripercussioni anche sulla carriera e la disponibilità economica di queste persone, generando ulteriore ansia e stress.
L’intervento richiede un approccio delicato e personalizzato, considerando che gli Hikikomori spesso percepiscono il mondo esterno come una fonte di stress. Alcuni passi utili possono includere:
La prevenzione si basa sull’educazione all’inclusione e al rispetto delle diversità. Favorire un ambiente scolastico e familiare accogliente, privo di eccessive pressioni, può ridurre il rischio di isolamento. È altrettanto importante promuovere un uso consapevole della tecnologia, evitando che diventi un sostituto delle relazioni reali. Di ulteriore utilità può essere progettare un percorso di terapia in ottica psicoeducativa per gestire le emozioni negative e il confronto con gli altri: spesso stati ansiosi o interazioni spiacevoli con altre persone possono portare il soggetto a ritirarsi dalle relazioni: saper gestire efficacemente l’interazione con gli altri può essere di grande aiuto.
La tecnologia gioca un ruolo ambivalente nel fenomeno Hikikomori. Se da un lato può rappresentare un rifugio, dall’altro offre strumenti per mantenere un legame con il mondo esterno. Ad esempio, alcuni Hikikomori trovano conforto in comunità virtuali, che possono rappresentare un primo passo verso una graduale riapertura sociale. Tuttavia, è importante monitorare il rischio di dipendenza tecnologica, che potrebbe aggravare l’isolamento. La tecnologia deve quindi costituire una risorsa: attraverso il web è possibile entrare in contatto con persone che stanno vivendo situazioni ed emozioni simili, aiutando gli hikikomori a sentirsi meno giudicati e più accettati.
L’Hikikomori è un fenomeno complesso, che richiede una profonda comprensione delle sue radici psicologiche e culturali. Affrontarlo significa non solo supportare chi vive questa condizione, ma anche promuovere un cambiamento nella società, per renderla più inclusiva e meno giudicante. Solo così sarà possibile aiutare gli Hikikomori a uscire dal loro isolamento e ritrovare un equilibrio nella vita quotidiana.
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