Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione (ROCD)
Le persone affette da ROCD sperimentano ossessioni riguardanti: La bontà della relazione (“È davvero la persona giusta per me?”). La...
Con ilmiopsi puoi iniziare un percorso anche online, ovunque ti trovi in Italia.
DOC
Contenuto a cura di:
Psicologo, psicoterapeuta, movie addicted
Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità (DOCP) è caratterizzato da un modello pervasivo di preoccupazione per l’ordine, perfezionismo e controllo mentale e interpersonale a scapito di flessibilità, apertura ed efficienza. Sebbene sia meno noto del Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC), il DOCP ha un impatto significativo sulla qualità della vita e sulle relazioni interpersonali. Le due condizioni hanno sicuramente dei margini sovrapposti ma differiscono profondamente per struttura e modalità di trattamento.
Secondo il DSM-5, per una diagnosi di Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità DOCP devono essere presenti almeno quattro dei seguenti criteri:
Questi criteri permettono di identificare individui la cui personalità ossessiva compromette significativamente il loro funzionamento sociale, lavorativo e relazionale.
Mentre il DOC è un disturbo d’ansia caratterizzato da ossessioni intrusive e compulsioni ritualistiche, il DOCP rientra tra i disturbi di personalità ed è caratterizzato da un pattern stabile di rigidità mentale e comportamentale. Il paziente con DOCP spesso non riconosce la problematicità del proprio funzionamento, a differenza del soggetto con DOC, che può avvertire un forte disagio per le proprie ossessioni e compulsioni.
Esempio clinico: Marco, un ingegnere di 42 anni, è convinto che la sua scrivania debba essere perfettamente organizzata per poter lavorare in modo efficace. Tuttavia, trascorre così tanto tempo a riordinare e perfezionare la sua organizzazione che non riesce a rispettare le scadenze lavorative. Diversamente, Luca, un uomo con DOC, ha la compulsione di lavarsi le mani ripetutamente per evitare contaminazioni, nonostante sappia che la sua paura dei germi è irrazionale.
Le cause del DOCP includono fattori genetici, neurobiologici e ambientali. Un’educazione rigida, caratterizzata da richieste di alta performance e scarsa espressione emotiva, può favorire lo sviluppo di tratti ossessivi. Anche anomalie nei circuiti cerebrali che regolano il controllo degli impulsi e la gestione dell’ansia possono contribuire alla patogenesi del disturbo.
Esempio clinico: Giulia è cresciuta in una famiglia in cui l’errore era inaccettabile. Ogni volta che commetteva un piccolo sbaglio, veniva rimproverata severamente. Da adulta, ha sviluppato una rigida mentalità perfezionista, non riuscendo a delegare attività ad altri per paura che non fossero eseguite alla perfezione.
Le persone con Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità tendono a essere percepite come ipercritiche, rigide e poco inclini alla spontaneità, con ripercussioni significative sulle relazioni interpersonali, soprattutto in ambito lavorativo e affettivo. Il bisogno di controllo e il perfezionismo non riguardano solo l’organizzazione degli spazi e dei compiti, ma anche il modo in cui gli altri si comportano, creando attriti e frustrazione.
In ambito lavorativo, i soggetti con DOCP spesso hanno difficoltà a lavorare in team, perché faticano a delegare e accettare metodi diversi dai propri. Questo li porta a sovraccaricarsi di lavoro e, a lungo andare, a sviluppare stress cronico e burnout. Ad esempio, Marta, una project manager, passa ore a rifinire ogni minimo dettaglio dei progetti e rifiuta qualsiasi proposta dei colleghi, sentendosi insostituibile. Questa tendenza la porta a essere inefficace nella gestione del tempo e a ricevere critiche per la sua incapacità di rispettare le scadenze.
In ambito affettivo, il bisogno di controllo e l’attenzione ai dettagli possono generare tensioni e far sentire il partner soffocato. Le persone con DOCP tendono a imporre regole rigide nella relazione, stabilendo standard elevatissimi per sé e per il partner. Questo può portare a una mancanza di spontaneità e a una difficoltà nel vivere momenti di intimità emotiva e sessuale.
Esempio clinico: Andrea è in una relazione da tre anni, ma la sua tendenza a correggere continuamente il partner e a pianificare ogni dettaglio della loro vita insieme ha creato frustrazione e distanza emotiva. Il suo compagno si sente soffocato e poco valorizzato, portando la relazione a una crisi. Il bisogno di Andrea di mantenere tutto sotto controllo lo porta a criticare il modo in cui il partner cucina, organizza gli spazi in casa o gestisce le proprie finanze, alimentando un circolo vizioso di risentimento e incomprensioni.
Anche le amicizie possono essere compromesse: i soggetti con Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità DOCP tendono a essere molto selettivi e intolleranti verso gli errori altrui. Questo può portarli a isolarsi, perché considerano difficili da sopportare le imperfezioni delle altre persone. Ad esempio, Carlo, un avvocato, si irrita profondamente quando un amico arriva in ritardo o quando un collega non segue alla lettera le procedure che ritiene corrette. Questo lo porta a ridurre gradualmente la sua cerchia sociale, fino a trovarsi isolato.
Infine, il DOCP può influenzare anche il rapporto con sé stessi: la rigidità e il perfezionismo possono portare a una costante insoddisfazione, con il rischio di sviluppare ansia e depressione. La necessità di mantenere il controllo su ogni aspetto della vita può risultare estenuante, e il minimo errore può essere vissuto come un fallimento inaccettabile.
Il trattamento del DOCP si avvale principalmente della psicoterapia. Tra gli approcci più efficaci troviamo:
L’ipnosi ericksoniana, sviluppata da Milton H. Erickson, si distingue per un approccio strategico, indiretto e orientato alle risorse del paziente. Erickson sosteneva che ogni individuo possiede già le risorse necessarie per il cambiamento e che il ruolo del terapeuta è facilitare l’accesso a tali risorse attraverso il linguaggio metaforico, la comunicazione non diretta e l’uso della trance ipnotica.
Nel trattamento del Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità DOCP, l’approccio ericksoniano si concentra su tre obiettivi principali:
1. Utilizzo della metafora terapeutica
Le metafore sono strumenti potenti per bypassare la resistenza al cambiamento. Per i pazienti con DOCP, il terapeuta può utilizzare racconti di trasformazione, dove il protagonista impara a lasciarsi andare, accettare l’imperfezione e scoprire la bellezza dell’imprevisto.
Esempio clinico: Un paziente ossessionato dall’ordine e dalla precisione può beneficiare di una storia in cui un giardiniere impara a rispettare il ciclo naturale della crescita delle piante senza cercare di controllare ogni dettaglio del giardino. Questo aiuta il paziente a interiorizzare l’idea che un certo grado di caos è inevitabile e perfino benefico.
2. Induzione ipnotica per il rilassamento e la destrutturazione del controllo
L’ipnosi ericksoniana utilizza stati di trance leggeri per ridurre la tensione e aiutare il paziente a sperimentare un senso di rilassamento senza sentirsi minacciato dalla perdita di controllo.
Tecnica: Il terapeuta può guidare il paziente in un esercizio di visualizzazione in cui si immagina di galleggiare su un fiume, lasciandosi trasportare dalla corrente senza bisogno di remare. Questo esercizio aiuta a sviluppare una tolleranza maggiore verso l’incertezza.
3. Utilizzo del principio di “yes set” e del linguaggio permissivo
L’approccio ericksoniano evita il confronto diretto con la resistenza del paziente. Invece di dire “devi essere più flessibile”, il terapeuta utilizza il linguaggio permissivo e il principio del “yes set” per favorire l’accettazione graduale del cambiamento.
Esempio: “Ci sono momenti in cui possiamo trovare un nuovo modo di fare le cose… e forse hai già notato come, in alcune situazioni, lasciare un po’ di spazio all’imprevisto ti ha permesso di vivere meglio il momento.”
L’ipnosi ericksoniana può essere integrata con altri approcci terapeutici per massimizzare l’efficacia del trattamento. Ecco alcune modalità di applicazione:
L’approccio ericksoniano offre un’alternativa innovativa ed efficace per il trattamento del Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità, mirando a sciogliere la rigidità mentale e comportamentale attraverso tecniche ipnotiche, metafore e comunicazione strategica. Sebbene non sia un metodo universale, può risultare particolarmente utile per quei pazienti che faticano ad accettare il cambiamento attraverso strategie più convenzionali. L’integrazione con altri modelli terapeutici consente di personalizzare l’intervento, favorendo il benessere del paziente in modo delicato ma profondo.
Come diceva Erickson: “La vita non è qualcosa che dev’essere controllata rigidamente, ma qualcosa che può essere vissuta con flessibilità e curiosità.”
La terapia cognitivo-comportamentale tradizionale (CBT) ha dimostrato efficacia nel trattamento del DOCP, ma alcuni pazienti presentano resistenze profonde che rendono necessario un approccio più complesso. L’integrazione tra Schema Therapy (ST) e Acceptance and Commitment Therapy (ACT) si è dimostrata particolarmente utile per affrontare sia i nuclei profondi del disturbo sia le difficoltà legate alla regolazione emotiva e alla rigidità cognitiva.
La Schema Therapy, sviluppata da Jeffrey Young, si concentra sulla modifica degli schemi maladattivi precoci, ovvero pattern cognitivi ed emotivi sviluppati nell’infanzia che influenzano negativamente il comportamento adulto. Il DOCP è spesso associato a schemi di ipercontrollo, standard severi e autopunizione, che mantengono il perfezionismo e la rigidità.
L’Acceptance and Commitment Therapy (ACT), invece, si basa su una prospettiva di mindfulness e accettazione, aiutando i pazienti a distanziarsi dai loro pensieri ossessivi e a sviluppare un comportamento più flessibile e orientato ai valori.
L’integrazione di questi due approcci consente di lavorare su due livelli:
L’integrazione di Schema Therapy e ACT nel trattamento del DOCP ha i seguenti obiettivi:
1. Identificazione degli schemi maladattivi e lavoro sui mode
La Schema Therapy individua cinque mode principali nei pazienti con DOCP:
Attraverso tecniche esperienziali come la sedia vuota e la visualizzazione guidata, il terapeuta aiuta il paziente a riconoscere questi mode e a sviluppare una parte più compassionevole e flessibile.
2. Defusione cognitiva e accettazione (ACT)
Il paziente con DOCP tende a identificarsi completamente con i propri pensieri ossessivi, vivendo la propria rigidità come un aspetto necessario della propria identità. L’ACT lavora su questo aspetto attraverso la defusione cognitiva, che aiuta a prendere distanza dai pensieri senza considerarli verità assolute.
Esercizio ACT: Il terapeuta chiede al paziente di ripetere un pensiero ossessivo (“Devo essere perfetto”) più volte, fino a renderlo privo di significato. Questo aiuta a ridurre la presa emotiva della credenza disfunzionale.
3. Lavoro sull’autocritica e la compassione
I pazienti con Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità DOCP sono spesso eccessivamente autocritici. La Schema Therapy interviene aiutando il paziente a riconoscere l’origine di questa voce interiore critica, spesso derivante da figure genitoriali rigide o ipercritiche.
Esercizio: Il terapeuta guida il paziente in una visualizzazione in cui incontra il proprio bambino interiore, aiutandolo a sviluppare un dialogo più gentile e accogliente con se stesso.
4. Esposizione esperienziale e tolleranza all’incertezza
L’ACT utilizza esercizi di esposizione esperienziale per aiutare il paziente a tollerare situazioni non perfette e a ridurre l’evitamento.
Esercizio pratico: Il paziente viene incoraggiato a lasciare volutamente qualcosa di incompleto (ad esempio, scrivere una frase con un errore e non correggerla). Questo serve a normalizzare l’imperfezione e a sviluppare una nuova relazione con l’incertezza.
5. Connessione ai valori personali
Un elemento chiave dell’ACT è l’identificazione e il perseguimento dei propri valori autentici, al di là delle rigide regole autoimposte.
Esercizio: Il terapeuta chiede al paziente di scrivere una lettera da se stesso anziano al se stesso attuale, ponendo la domanda: “Cosa vorrei aver vissuto di più nella mia vita?”. Questo aiuta a riorientare l’attenzione verso ciò che è realmente significativo.
Vantaggi:
Limiti:
L’integrazione tra Schema Therapy e ACT rappresenta un approccio innovativo ed efficace per il trattamento del DOCP, affrontando sia le radici profonde del disturbo sia la necessità di sviluppare maggiore flessibilità e accettazione. Attraverso tecniche esperienziali, esposizione graduale all’incertezza e riorientamento verso i valori personali, i pazienti possono trovare nuove modalità di relazione con se stessi e con il mondo, migliorando significativamente la loro qualità della vita.
Come affermava Jeffrey Young: “Non dobbiamo essere prigionieri degli schemi che ci hanno guidato nel passato: possiamo sempre scegliere di cambiare.”
Il DOCP può essere altamente debilitante, ma con un percorso terapeutico adeguato è possibile migliorare la qualità della vita e sviluppare maggiore flessibilità e apertura emotiva. La comprensione del disturbo e la personalizzazione del trattamento sono essenziali per un intervento efficace.
“La mente ossessiva costruisce fortezze per proteggersi, ma spesso diventa prigioniera delle stesse mura che ha eretto.” (Milton H. Erickson)
Contenuto a cura di:
Psicologo, psicoterapeuta, movie addicted
Uno psicologo esperto ti guiderà verso il terapeuta che risponde alle tue esigenze. Nessuna attesa, solo ascolto immediato.