Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità: prospettiva clinica e terapeutica
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Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità: prospettiva clinica e terapeutica
Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità (DOCP) è caratterizzato da un modello pervasivo di preoccupazione per l’ordine, perfezionismo e controllo mentale e interpersonale a scapito di flessibilità, apertura ed efficienza. Sebbene sia meno noto del Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC), il DOCP ha un impatto significativo sulla qualità della vita e sulle relazioni interpersonali. Le due condizioni hanno sicuramente dei margini sovrapposti ma differiscono profondamente per struttura e modalità di trattamento.
Criteri diagnostici secondo il DSM-5 e ICD-10
Secondo il DSM-5, per una diagnosi di Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità DOCP devono essere presenti almeno quattro dei seguenti criteri:
- Preoccupazione per dettagli, regole, liste, ordine, organizzazione o programmi, al punto da perdere l’obiettivo principale dell’attività.
- Perfezionismo che interferisce con il completamento dei compiti.
- Dedizione eccessiva al lavoro e alla produttività, non giustificata da necessità economiche.
- Eccessiva coscienziosità e rigidità su questioni morali, etiche o di valore.
- Incapacità di gettare oggetti usurati o inutili, anche privi di valore sentimentale.
- Riluttanza a delegare compiti o a collaborare con altri.
- Adozione di uno stile di vita parsimonioso con la percezione del denaro come risorsa da accumulare per future catastrofi.
- Rigidità e testardaggine.
Questi criteri permettono di identificare individui la cui personalità ossessiva compromette significativamente il loro funzionamento sociale, lavorativo e relazionale.
Somiglianze e differenze tra DOCP e DOC
Mentre il DOC è un disturbo d’ansia caratterizzato da ossessioni intrusive e compulsioni ritualistiche, il DOCP rientra tra i disturbi di personalità ed è caratterizzato da un pattern stabile di rigidità mentale e comportamentale. Il paziente con DOCP spesso non riconosce la problematicità del proprio funzionamento, a differenza del soggetto con DOC, che può avvertire un forte disagio per le proprie ossessioni e compulsioni.
Esempio clinico: Marco, un ingegnere di 42 anni, è convinto che la sua scrivania debba essere perfettamente organizzata per poter lavorare in modo efficace. Tuttavia, trascorre così tanto tempo a riordinare e perfezionare la sua organizzazione che non riesce a rispettare le scadenze lavorative. Diversamente, Luca, un uomo con DOC, ha la compulsione di lavarsi le mani ripetutamente per evitare contaminazioni, nonostante sappia che la sua paura dei germi è irrazionale.
Origini e fattori di rischio
Le cause del DOCP includono fattori genetici, neurobiologici e ambientali. Un’educazione rigida, caratterizzata da richieste di alta performance e scarsa espressione emotiva, può favorire lo sviluppo di tratti ossessivi. Anche anomalie nei circuiti cerebrali che regolano il controllo degli impulsi e la gestione dell’ansia possono contribuire alla patogenesi del disturbo.
Esempio clinico: Giulia è cresciuta in una famiglia in cui l’errore era inaccettabile. Ogni volta che commetteva un piccolo sbaglio, veniva rimproverata severamente. Da adulta, ha sviluppato una rigida mentalità perfezionista, non riuscendo a delegare attività ad altri per paura che non fossero eseguite alla perfezione.
Impatto sulle relazioni e sulla vita quotidiana
Le persone con Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità tendono a essere percepite come ipercritiche, rigide e poco inclini alla spontaneità, con ripercussioni significative sulle relazioni interpersonali, soprattutto in ambito lavorativo e affettivo. Il bisogno di controllo e il perfezionismo non riguardano solo l’organizzazione degli spazi e dei compiti, ma anche il modo in cui gli altri si comportano, creando attriti e frustrazione.
In ambito lavorativo, i soggetti con DOCP spesso hanno difficoltà a lavorare in team, perché faticano a delegare e accettare metodi diversi dai propri. Questo li porta a sovraccaricarsi di lavoro e, a lungo andare, a sviluppare stress cronico e burnout. Ad esempio, Marta, una project manager, passa ore a rifinire ogni minimo dettaglio dei progetti e rifiuta qualsiasi proposta dei colleghi, sentendosi insostituibile. Questa tendenza la porta a essere inefficace nella gestione del tempo e a ricevere critiche per la sua incapacità di rispettare le scadenze.
In ambito affettivo, il bisogno di controllo e l’attenzione ai dettagli possono generare tensioni e far sentire il partner soffocato. Le persone con DOCP tendono a imporre regole rigide nella relazione, stabilendo standard elevatissimi per sé e per il partner. Questo può portare a una mancanza di spontaneità e a una difficoltà nel vivere momenti di intimità emotiva e sessuale.
Esempio clinico: Andrea è in una relazione da tre anni, ma la sua tendenza a correggere continuamente il partner e a pianificare ogni dettaglio della loro vita insieme ha creato frustrazione e distanza emotiva. Il suo compagno si sente soffocato e poco valorizzato, portando la relazione a una crisi. Il bisogno di Andrea di mantenere tutto sotto controllo lo porta a criticare il modo in cui il partner cucina, organizza gli spazi in casa o gestisce le proprie finanze, alimentando un circolo vizioso di risentimento e incomprensioni.
Anche le amicizie possono essere compromesse: i soggetti con Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità DOCP tendono a essere molto selettivi e intolleranti verso gli errori altrui. Questo può portarli a isolarsi, perché considerano difficili da sopportare le imperfezioni delle altre persone. Ad esempio, Carlo, un avvocato, si irrita profondamente quando un amico arriva in ritardo o quando un collega non segue alla lettera le procedure che ritiene corrette. Questo lo porta a ridurre gradualmente la sua cerchia sociale, fino a trovarsi isolato.
Infine, il DOCP può influenzare anche il rapporto con sé stessi: la rigidità e il perfezionismo possono portare a una costante insoddisfazione, con il rischio di sviluppare ansia e depressione. La necessità di mantenere il controllo su ogni aspetto della vita può risultare estenuante, e il minimo errore può essere vissuto come un fallimento inaccettabile.
Approcci terapeutici
Il trattamento del DOCP si avvale principalmente della psicoterapia. Tra gli approcci più efficaci troviamo:
- Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT): utile per la ristrutturazione dei pensieri disfunzionali e per l’incremento della flessibilità comportamentale.
- Schema Therapy: lavora sulle credenze profonde di inadeguatezza e controllo eccessivo.
- Terapia psicodinamica: aiuta ad esplorare le radici profonde della rigidità caratteriale e i conflitti inconsci sottostanti.
Altri approcci:
L’approccio ericksoniano: una visione flessibile del cambiamento
L’ipnosi ericksoniana, sviluppata da Milton H. Erickson, si distingue per un approccio strategico, indiretto e orientato alle risorse del paziente. Erickson sosteneva che ogni individuo possiede già le risorse necessarie per il cambiamento e che il ruolo del terapeuta è facilitare l’accesso a tali risorse attraverso il linguaggio metaforico, la comunicazione non diretta e l’uso della trance ipnotica.
Nel trattamento del Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità DOCP, l’approccio ericksoniano si concentra su tre obiettivi principali:
- Favorire la flessibilità cognitiva e comportamentale per contrastare la rigidità del paziente.
- Ristrutturare il bisogno di controllo attraverso suggestioni che favoriscano l’accettazione del cambiamento e dell’incertezza.
- Promuovere un senso di spontaneità e creatività, riducendo l’iperanalisi e il perfezionismo disfunzionale.
Strategie terapeutiche nell’approccio ericksoniano
1. Utilizzo della metafora terapeutica
Le metafore sono strumenti potenti per bypassare la resistenza al cambiamento. Per i pazienti con DOCP, il terapeuta può utilizzare racconti di trasformazione, dove il protagonista impara a lasciarsi andare, accettare l’imperfezione e scoprire la bellezza dell’imprevisto.
Esempio clinico: Un paziente ossessionato dall’ordine e dalla precisione può beneficiare di una storia in cui un giardiniere impara a rispettare il ciclo naturale della crescita delle piante senza cercare di controllare ogni dettaglio del giardino. Questo aiuta il paziente a interiorizzare l’idea che un certo grado di caos è inevitabile e perfino benefico.
2. Induzione ipnotica per il rilassamento e la destrutturazione del controllo
L’ipnosi ericksoniana utilizza stati di trance leggeri per ridurre la tensione e aiutare il paziente a sperimentare un senso di rilassamento senza sentirsi minacciato dalla perdita di controllo.
Tecnica: Il terapeuta può guidare il paziente in un esercizio di visualizzazione in cui si immagina di galleggiare su un fiume, lasciandosi trasportare dalla corrente senza bisogno di remare. Questo esercizio aiuta a sviluppare una tolleranza maggiore verso l’incertezza.
3. Utilizzo del principio di “yes set” e del linguaggio permissivo
L’approccio ericksoniano evita il confronto diretto con la resistenza del paziente. Invece di dire “devi essere più flessibile”, il terapeuta utilizza il linguaggio permissivo e il principio del “yes set” per favorire l’accettazione graduale del cambiamento.
Esempio: “Ci sono momenti in cui possiamo trovare un nuovo modo di fare le cose… e forse hai già notato come, in alcune situazioni, lasciare un po’ di spazio all’imprevisto ti ha permesso di vivere meglio il momento.”
Applicazione dell’ipnosi ericksoniana nel trattamento del DOCP
L’ipnosi ericksoniana può essere integrata con altri approcci terapeutici per massimizzare l’efficacia del trattamento. Ecco alcune modalità di applicazione:
- Esplorazione di stati ipnotici regressivi: Aiuta il paziente a rielaborare esperienze infantili che hanno contribuito allo sviluppo del bisogno di controllo e perfezionismo.
- Ancoraggio di stati positivi: Durante la trance, il paziente viene guidato a evocare sensazioni di libertà e spontaneità, ancorandole a un gesto o a una parola chiave.
- Riformulazione del senso di controllo: Invece di eliminarlo completamente, l’obiettivo è trasformare il controllo in una risorsa flessibile, piuttosto che in un’ossessione rigida.
Vantaggi e limiti dell’approccio ericksoniano
Vantaggi:
- Alta personalizzazione: L’approccio si adatta alle specifiche resistenze e ai bisogni di ciascun paziente.
- Meno conflittuale: Non sfida direttamente le convinzioni del paziente, ma le riorienta dolcemente.
- Accesso a risorse inconsce: Facilita il cambiamento lavorando a livello profondo, oltre la soglia della razionalizzazione ossessiva.
Limiti:
- Richiede un terapeuta esperto: Non è una tecnica standardizzata e necessita di una grande abilità clinica.
- Non sempre accettata dai pazienti con DOCP: Alcuni pazienti possono diffidare dell’ipnosi, percependola come una perdita di controllo.
- Necessità di un’integrazione con altre tecniche: Può essere più efficace se combinata con approcci cognitivi e strategici.
L’approccio ericksoniano offre un’alternativa innovativa ed efficace per il trattamento del Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità, mirando a sciogliere la rigidità mentale e comportamentale attraverso tecniche ipnotiche, metafore e comunicazione strategica. Sebbene non sia un metodo universale, può risultare particolarmente utile per quei pazienti che faticano ad accettare il cambiamento attraverso strategie più convenzionali. L’integrazione con altri modelli terapeutici consente di personalizzare l’intervento, favorendo il benessere del paziente in modo delicato ma profondo.
Come diceva Erickson: “La vita non è qualcosa che dev’essere controllata rigidamente, ma qualcosa che può essere vissuta con flessibilità e curiosità.”
La terapia cognitivo-comportamentale tradizionale (CBT) ha dimostrato efficacia nel trattamento del DOCP, ma alcuni pazienti presentano resistenze profonde che rendono necessario un approccio più complesso. L’integrazione tra Schema Therapy (ST) e Acceptance and Commitment Therapy (ACT) si è dimostrata particolarmente utile per affrontare sia i nuclei profondi del disturbo sia le difficoltà legate alla regolazione emotiva e alla rigidità cognitiva.
Schema Therapy e ACT: due approcci complementari
La Schema Therapy, sviluppata da Jeffrey Young, si concentra sulla modifica degli schemi maladattivi precoci, ovvero pattern cognitivi ed emotivi sviluppati nell’infanzia che influenzano negativamente il comportamento adulto. Il DOCP è spesso associato a schemi di ipercontrollo, standard severi e autopunizione, che mantengono il perfezionismo e la rigidità.
L’Acceptance and Commitment Therapy (ACT), invece, si basa su una prospettiva di mindfulness e accettazione, aiutando i pazienti a distanziarsi dai loro pensieri ossessivi e a sviluppare un comportamento più flessibile e orientato ai valori.
L’integrazione di questi due approcci consente di lavorare su due livelli:
- Profondo (Schema Therapy): ristrutturazione degli schemi maladattivi e lavoro sulla ferita emotiva originaria.
- Esperienziale e Comportamentale (ACT): sviluppo della flessibilità psicologica e accettazione dell’incertezza.
Obiettivi del trattamento combinato
L’integrazione di Schema Therapy e ACT nel trattamento del DOCP ha i seguenti obiettivi:
- Riconoscere e modificare gli schemi maladattivi (Schema Therapy)
- Ridurre la rigidità cognitiva attraverso la defusione cognitiva (ACT)
- Sviluppare una maggiore accettazione delle emozioni (ACT)
- Promuovere una visione più equilibrata delle regole e degli standard (Schema Therapy)
- Favorire la flessibilità comportamentale e la connessione ai valori personali (ACT)
Strategie terapeutiche
1. Identificazione degli schemi maladattivi e lavoro sui mode
La Schema Therapy individua cinque mode principali nei pazienti con DOCP:
- Genitore Punitivo: una voce interiore severa e giudicante.
- Genitore Esigente: impone standard impossibili da raggiungere.
- Adulto Adattivo: parte razionale che segue le regole senza rigidità.
- Bambino Vulnerabile: parte emotiva soffocata dall’autocontrollo.
- Bambino Arrabbiato: emerge quando la frustrazione supera il limite.
Attraverso tecniche esperienziali come la sedia vuota e la visualizzazione guidata, il terapeuta aiuta il paziente a riconoscere questi mode e a sviluppare una parte più compassionevole e flessibile.
2. Defusione cognitiva e accettazione (ACT)
Il paziente con DOCP tende a identificarsi completamente con i propri pensieri ossessivi, vivendo la propria rigidità come un aspetto necessario della propria identità. L’ACT lavora su questo aspetto attraverso la defusione cognitiva, che aiuta a prendere distanza dai pensieri senza considerarli verità assolute.
Esercizio ACT: Il terapeuta chiede al paziente di ripetere un pensiero ossessivo (“Devo essere perfetto”) più volte, fino a renderlo privo di significato. Questo aiuta a ridurre la presa emotiva della credenza disfunzionale.
3. Lavoro sull’autocritica e la compassione
I pazienti con Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità DOCP sono spesso eccessivamente autocritici. La Schema Therapy interviene aiutando il paziente a riconoscere l’origine di questa voce interiore critica, spesso derivante da figure genitoriali rigide o ipercritiche.
Esercizio: Il terapeuta guida il paziente in una visualizzazione in cui incontra il proprio bambino interiore, aiutandolo a sviluppare un dialogo più gentile e accogliente con se stesso.
4. Esposizione esperienziale e tolleranza all’incertezza
L’ACT utilizza esercizi di esposizione esperienziale per aiutare il paziente a tollerare situazioni non perfette e a ridurre l’evitamento.
Esercizio pratico: Il paziente viene incoraggiato a lasciare volutamente qualcosa di incompleto (ad esempio, scrivere una frase con un errore e non correggerla). Questo serve a normalizzare l’imperfezione e a sviluppare una nuova relazione con l’incertezza.
5. Connessione ai valori personali
Un elemento chiave dell’ACT è l’identificazione e il perseguimento dei propri valori autentici, al di là delle rigide regole autoimposte.
Esercizio: Il terapeuta chiede al paziente di scrivere una lettera da se stesso anziano al se stesso attuale, ponendo la domanda: “Cosa vorrei aver vissuto di più nella mia vita?”. Questo aiuta a riorientare l’attenzione verso ciò che è realmente significativo.
Vantaggi e limiti dell’approccio combinato
Vantaggi:
- Trattamento profondo e personalizzato: affronta le radici del disturbo e fornisce strumenti pratici per il cambiamento.
- Maggiore flessibilità cognitiva e comportamentale: aiuta il paziente a ridurre la rigidità e a sviluppare strategie di coping più sane.
- Riduzione dell’autocritica: aumenta l’autocompassione e migliora il benessere emotivo.
- Focus sulla vita significativa: aiuta i pazienti a spostare l’attenzione dal perfezionismo ai valori autentici.
Limiti:
- Richiede un maggiore coinvolgimento terapeutico: la Schema Therapy prevede un lavoro profondo e talvolta lungo.
- Alcuni pazienti possono inizialmente resistere all’ACT: l’idea di accettare l’incertezza può essere difficile per chi ha un forte bisogno di controllo.
- Necessità di terapeuti specializzati: entrambe le terapie richiedono una formazione avanzata per essere applicate efficacemente.
L’integrazione tra Schema Therapy e ACT rappresenta un approccio innovativo ed efficace per il trattamento del DOCP, affrontando sia le radici profonde del disturbo sia la necessità di sviluppare maggiore flessibilità e accettazione. Attraverso tecniche esperienziali, esposizione graduale all’incertezza e riorientamento verso i valori personali, i pazienti possono trovare nuove modalità di relazione con se stessi e con il mondo, migliorando significativamente la loro qualità della vita.
Come affermava Jeffrey Young: “Non dobbiamo essere prigionieri degli schemi che ci hanno guidato nel passato: possiamo sempre scegliere di cambiare.”
Conclusione
Il DOCP può essere altamente debilitante, ma con un percorso terapeutico adeguato è possibile migliorare la qualità della vita e sviluppare maggiore flessibilità e apertura emotiva. La comprensione del disturbo e la personalizzazione del trattamento sono essenziali per un intervento efficace.
“La mente ossessiva costruisce fortezze per proteggersi, ma spesso diventa prigioniera delle stesse mura che ha eretto.” (Milton H. Erickson)
Bibliografia
- Young, J. E., Klosko, J. S., & Weishaar, M. E. (2005). Schema Therapy: Una guida pratica per il clinico. Centro Studi Erickson.
- Un testo fondamentale sulla Schema Therapy, utile per il trattamento del DOCP con un focus sugli schemi maladattivi.
- Hayes, S. C., Strosahl, K., & Wilson, K. G. (2014). ACT – Teoria e pratica della Acceptance and Commitment Therapy. Franco Angeli.
- Un’introduzione dettagliata all’ACT, con strategie per affrontare la rigidità cognitiva tipica del DOCP.
- Beck, A. T., Freeman, A., & Davis, D. D. (2005). I disturbi di personalità e la terapia cognitiva. Centro Studi Erickson.
- Approfondisce il trattamento del DOCP con strategie cognitive e comportamentali.
- Arntz, A., & Jacob, G. (2016). Schema Therapy in pratica: esercizi e tecniche per il cambiamento. Franco Angeli.
- Un manuale pratico per l’applicazione della Schema Therapy nel trattamento di disturbi di personalità, incluso il DOCP.
- Erickson, M. H., & Rossi, E. L. (2010). Ipnosi e terapia: Il lavoro clinico di Milton Erickson. Astrolabio.
- Una guida all’approccio ericksoniano e al suo utilizzo per sciogliere la rigidità cognitiva del DOCP.
- McWilliams, N. (2011). La diagnosi psicoanalitica: Comprendere la struttura della personalità nel processo clinico. Raffaello Cortina.
- Un testo essenziale sulla diagnosi dei disturbi di personalità, con sezioni dedicate al DOCP.
- Dimaggio, G., & Semerari, A. (2003). I disturbi di personalità: Modelli e trattamento nella prospettiva cognitivo-evoluzionista. Laterza.
- Approfondisce il DOCP con una prospettiva cognitivo-evoluzionista e strategie terapeutiche innovative.
- Van Vreeswijk, M. F., Broersen, J., & Nadort, M. (2014). Schema Therapy per i disturbi di personalità. Franco Angeli.
- Esamina come la Schema Therapy può essere applicata a diversi disturbi di personalità, incluso il DOCP.
Contenuto a cura di:
Davide Livio
Psicologo, psicoterapeuta, movie addicted
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