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Anoressia

giovedì 31 Ottobre 2024

Anoressia: significato

L’anoressia nervosa fa parte della categoria dei disturbi del comportamento alimentare. Questi sono caratterizzati da un persistente disturbo nell’atto di alimentarsi e i comportamenti ad esso associati: solitamente si riscontra un alterato consumo o assunzione del cibo, con un impatto sulla salute fisica o sul funzionamento psichico dell’individuo.
L’anoressia nervosa è un disturbo alimentare caratterizzato da una paura intensa di aumentare di peso e da una visione distorta del proprio corpo, che porta a una restrizione estrema dell’assunzione di cibo e a una significativa perdita di peso. Nonostante la sua crescente visibilità nei media e nella cultura popolare, l’anoressia rimane una condizione complessa e spesso fraintesa, con gravi implicazioni per la salute fisica e mentale.

L’anoressia nervosa è definita da una restrizione dell’apporto energetico rispetto ai requisiti necessari, che porta a un peso corporeo significativamente basso nel contesto di età, sesso, traiettoria di sviluppo e salute fisica. È anche caratterizzata da un’intensa paura di ingrassare o diventare grassi, e da un disturbo nell’autopercezione del peso o della forma del corpo.
Tra i criteri diagnostici secondo il DSM troviamo:

  • Restrizione dell’assunzione energetica rispetto alle necessità, che porta a un peso corporeo significativamente basso nel contesto dell’età, sesso, traiettoria di sviluppo e salute fisica. Un peso significativamente basso è definito come un peso che è inferiore al minimo normale o, per bambini e adolescenti, inferiore a quello minimo previsto.
  • Intensa paura di prendere peso o diventare grassi, o un comportamento persistente che interferisce con l’aumento di peso, anche se la persona è significamente sottopeso.
  • Disturbo nel modo in cui viene percepito il peso o la forma corporea, una ingiustificata influenza del peso o della forma corporea nella valutazione del sé o una persistente mancanza di riconoscimento della serietà dell’attuale peso corporeo basso.

L’anoressia nervosa può essere ulteriormente classificata in due sottotipi: il tipo restrittivo e il tipo con abbuffate/purghe. Nel primo tipo, la persona non si è impegnata in episodi ricorrenti di abbuffate o comportamenti di purga (cioè vomito autoindotto o uso improprio di lassativi, diuretici o clisteri), negli ultimi 3 mesi. In questo caso, la perdita di peso è ottenuta principalmente tramite diete, digiuni e/o esercizio fisico eccessivo.
Nel secondo caso, la persona ha messo in atto ricorrenti episodi di abbuffate o comportamenti purgativi negli ultimi 3 mesi.

Epidemiologia, Distribuzione e Eziologia

La prevalenza e l’incidenza dell’anoressia nervosa variano in base a fattori demografici e geografici. Studi recenti indicano che l’incidenza dell’anoressia nervosa è di circa 8 casi per 100.000 persone all’anno, con una prevalenza stimata dello 0,3-1% tra le giovani donne. Inoltre, alcuni studi mettono in luce che questo disturbo è più diffuso in coloro che sono nati dopo il 1945 con un aumento dell’incidenza fino agli anni ’70, seguita da una stabilizzazione.
Alcuni studi, che hanno utilizzato un approccio di case-control, evidenziano come nei fattori di rischio di questo disturbo potrebbero risiedere un perfezionismo premorboso, una bassa autostima e problematiche durante il parto o la gravidanza.
Altri fattori di rischio potrebbero risiedere in tratti ansiosi o mostrare tratti ossessivi durante l’infanzia, occupazioni e ambienti che possono incoraggiare l’essere magri, come l’ambito della moda o dello sport.
Inoltre, è più probabile che questo disturbo si sviluppi durante l’adolescenza o la giovane adultità: solo raramente si sviluppa prima della pubertà o dopo i 40 anni. Solitamente, l’insorgenza di questo disturbo è spesso associata con un evento di vita stressante, come lasciare la propria casa per andare all’università.
Anche il decorso risulta essere molto variabile: negli individui più giovani, si possono manifestare anche delle caratteristiche atipiche, come la negazione della “paura del grasso”. In persone più vecchie la malattia perdura più a lungo e la loro presentazione clinica può includere più segni e sintomi di un disturbo di lunga durata.

Trattamento

Il trattamento dell’anoressia nervosa richiede un approccio multidisciplinare che comprende cure mediche, terapia nutrizionale e interventi psicoterapeutici.
Alcuni studi mostrano come in adolescenti con anoressia nervosa il trattamento basato sulla famiglia (FBT, conosciuto anche come metodo Maudsley) si sia rivelato molto efficace. Secondo questa corrente di pensiero, le difficoltà psicologiche non vengono viste come un prodotto dell’individuo, ma come il risultato di pattern di comportamenti familiari disfunzionali. Secondo l’approccio, il terapeuta lavora per empowerizzare la famiglia e utilizzare i genitori come risorsa per la terapia: così facendo, i genitori assumono un ruolo attivo e positivo.
Tra gli obiettivi del trattamento troviamo il riportare il peso della persona ad un livello normale, il controllo da parte del paziente sull’alimentazione e il ritorno ad uno sviluppo adolescenziale normale.
La terapia cognitivo-comportamentale si è dimostrata particolarmente efficace. Garner e Bemis sono stati i primi ad applicare i principi della terapia cognitivo-comportamentale di Beck a questo tema. Secondo questo approccio, i sintomi da disturbo del comportamento alimentare sono principalmente mantenuti da un set caratteristico di idee sopravvalutate riguardo le implicazioni personali sul proprio peso e forma corporea. Questa sopravvalutazione ha origine dall’interazione di alcune caratteristiche individuali stabili, come il perfezionismo, l’ascetismo, difficoltà nella regolazione delle emozioni e idee socioculturali sull’apparenza.
Una volta formate, queste credenze spingono l’individuo a elaborare le informazioni in accordo con determinati bias cognitivi, ad essere sensibile a rinforzi contingenti e ad adottare comportamenti alimentari e purgativi distintivi.
I disturbi del comportamento alimentare prevedono la collaborazione tra professionisti della salute mentale, dietisti e medici: questa è fondamentale per affrontare sia le complicazioni fisiche sia quelle psicologiche del disturbo.

Conclusione

L’anoressia nervosa è un disturbo complesso con serie conseguenze per la salute. Nonostante le sfide nel trattamento, una comprensione approfondita dell’eziologia e degli approcci terapeutici personalizzati può migliorare significativamente i risultati per coloro che soffrono di questo disturbo. La ricerca continua è essenziale per sviluppare trattamenti più efficaci e per comprendere meglio i fattori sottostanti che contribuiscono all’anoressia nervosa.

Contenuto a cura di:

Davide Livio

Psicologo psicoterapeuta con dieci anni di esperienza, specializzato in psicotraumatologia ed EMDR, attualmente dirigente presso ASST Rhodense e libero professionista. Collabora in equipe multidisciplinare, è magistrato onorario al Tribunale per i minorenni di Milano e segue una formazione in psicoterapia sistemico-relazionale.

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Davide Livio

Psicologo psicoterapeuta con dieci anni di esperienza, specializzato in psicotraumatologia ed EMDR, attualmente dirigente presso ASST Rhodense e libero professionista. Collabora in equipe multidisciplinare, è magistrato onorario al Tribunale per i minorenni di Milano e segue una formazione in psicoterapia sistemico-relazionale.

Anoressia: significato

L’anoressia nervosa fa parte della categoria dei disturbi del comportamento alimentare. Questi sono caratterizzati da un persistente disturbo nell’atto di alimentarsi e i comportamenti ad esso associati: solitamente si riscontra un alterato consumo o assunzione del cibo, con un impatto sulla salute fisica o sul funzionamento psichico dell’individuo.
L’anoressia nervosa è un disturbo alimentare caratterizzato da una paura intensa di aumentare di peso e da una visione distorta del proprio corpo, che porta a una restrizione estrema dell’assunzione di cibo e a una significativa perdita di peso. Nonostante la sua crescente visibilità nei media e nella cultura popolare, l’anoressia rimane una condizione complessa e spesso fraintesa, con gravi implicazioni per la salute fisica e mentale.

L’anoressia nervosa è definita da una restrizione dell’apporto energetico rispetto ai requisiti necessari, che porta a un peso corporeo significativamente basso nel contesto di età, sesso, traiettoria di sviluppo e salute fisica. È anche caratterizzata da un’intensa paura di ingrassare o diventare grassi, e da un disturbo nell’autopercezione del peso o della forma del corpo.
Tra i criteri diagnostici secondo il DSM troviamo:

  • Restrizione dell’assunzione energetica rispetto alle necessità, che porta a un peso corporeo significativamente basso nel contesto dell’età, sesso, traiettoria di sviluppo e salute fisica. Un peso significativamente basso è definito come un peso che è inferiore al minimo normale o, per bambini e adolescenti, inferiore a quello minimo previsto.
  • Intensa paura di prendere peso o diventare grassi, o un comportamento persistente che interferisce con l’aumento di peso, anche se la persona è significamente sottopeso.
  • Disturbo nel modo in cui viene percepito il peso o la forma corporea, una ingiustificata influenza del peso o della forma corporea nella valutazione del sé o una persistente mancanza di riconoscimento della serietà dell’attuale peso corporeo basso.

L’anoressia nervosa può essere ulteriormente classificata in due sottotipi: il tipo restrittivo e il tipo con abbuffate/purghe. Nel primo tipo, la persona non si è impegnata in episodi ricorrenti di abbuffate o comportamenti di purga (cioè vomito autoindotto o uso improprio di lassativi, diuretici o clisteri), negli ultimi 3 mesi. In questo caso, la perdita di peso è ottenuta principalmente tramite diete, digiuni e/o esercizio fisico eccessivo.
Nel secondo caso, la persona ha messo in atto ricorrenti episodi di abbuffate o comportamenti purgativi negli ultimi 3 mesi.

Epidemiologia, Distribuzione e Eziologia

La prevalenza e l’incidenza dell’anoressia nervosa variano in base a fattori demografici e geografici. Studi recenti indicano che l’incidenza dell’anoressia nervosa è di circa 8 casi per 100.000 persone all’anno, con una prevalenza stimata dello 0,3-1% tra le giovani donne. Inoltre, alcuni studi mettono in luce che questo disturbo è più diffuso in coloro che sono nati dopo il 1945 con un aumento dell’incidenza fino agli anni ’70, seguita da una stabilizzazione.
Alcuni studi, che hanno utilizzato un approccio di case-control, evidenziano come nei fattori di rischio di questo disturbo potrebbero risiedere un perfezionismo premorboso, una bassa autostima e problematiche durante il parto o la gravidanza.
Altri fattori di rischio potrebbero risiedere in tratti ansiosi o mostrare tratti ossessivi durante l’infanzia, occupazioni e ambienti che possono incoraggiare l’essere magri, come l’ambito della moda o dello sport.
Inoltre, è più probabile che questo disturbo si sviluppi durante l’adolescenza o la giovane adultità: solo raramente si sviluppa prima della pubertà o dopo i 40 anni. Solitamente, l’insorgenza di questo disturbo è spesso associata con un evento di vita stressante, come lasciare la propria casa per andare all’università.
Anche il decorso risulta essere molto variabile: negli individui più giovani, si possono manifestare anche delle caratteristiche atipiche, come la negazione della “paura del grasso”. In persone più vecchie la malattia perdura più a lungo e la loro presentazione clinica può includere più segni e sintomi di un disturbo di lunga durata.

Trattamento

Il trattamento dell’anoressia nervosa richiede un approccio multidisciplinare che comprende cure mediche, terapia nutrizionale e interventi psicoterapeutici.
Alcuni studi mostrano come in adolescenti con anoressia nervosa il trattamento basato sulla famiglia (FBT, conosciuto anche come metodo Maudsley) si sia rivelato molto efficace. Secondo questa corrente di pensiero, le difficoltà psicologiche non vengono viste come un prodotto dell’individuo, ma come il risultato di pattern di comportamenti familiari disfunzionali. Secondo l’approccio, il terapeuta lavora per empowerizzare la famiglia e utilizzare i genitori come risorsa per la terapia: così facendo, i genitori assumono un ruolo attivo e positivo.
Tra gli obiettivi del trattamento troviamo il riportare il peso della persona ad un livello normale, il controllo da parte del paziente sull’alimentazione e il ritorno ad uno sviluppo adolescenziale normale.
La terapia cognitivo-comportamentale si è dimostrata particolarmente efficace. Garner e Bemis sono stati i primi ad applicare i principi della terapia cognitivo-comportamentale di Beck a questo tema. Secondo questo approccio, i sintomi da disturbo del comportamento alimentare sono principalmente mantenuti da un set caratteristico di idee sopravvalutate riguardo le implicazioni personali sul proprio peso e forma corporea. Questa sopravvalutazione ha origine dall’interazione di alcune caratteristiche individuali stabili, come il perfezionismo, l’ascetismo, difficoltà nella regolazione delle emozioni e idee socioculturali sull’apparenza.
Una volta formate, queste credenze spingono l’individuo a elaborare le informazioni in accordo con determinati bias cognitivi, ad essere sensibile a rinforzi contingenti e ad adottare comportamenti alimentari e purgativi distintivi.
I disturbi del comportamento alimentare prevedono la collaborazione tra professionisti della salute mentale, dietisti e medici: questa è fondamentale per affrontare sia le complicazioni fisiche sia quelle psicologiche del disturbo.

Conclusione

L’anoressia nervosa è un disturbo complesso con serie conseguenze per la salute. Nonostante le sfide nel trattamento, una comprensione approfondita dell’eziologia e degli approcci terapeutici personalizzati può migliorare significativamente i risultati per coloro che soffrono di questo disturbo. La ricerca continua è essenziale per sviluppare trattamenti più efficaci e per comprendere meglio i fattori sottostanti che contribuiscono all’anoressia nervosa.

Contenuto a cura di:

Davide Livio

Psicologo psicoterapeuta con dieci anni di esperienza, specializzato in psicotraumatologia ed EMDR, attualmente dirigente presso ASST Rhodense e libero professionista. Collabora in equipe multidisciplinare, è magistrato onorario al Tribunale per i minorenni di Milano e segue una formazione in psicoterapia sistemico-relazionale.