Ipocondria: come riconoscere e gestire la fobia delle malattie
La fobia delle malattie, comunemente nota come ipocondria, è un disturbo psicologico caratterizzato da un’ansia costante e ingiustificata riguardo alla...
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Per parlare di fobie è necessario prima fare chiarezza sui concetti di ansia, fobia e paura: la paura è una risposta emotiva a una minaccia reale o percepita, mentre l’ansia è l’anticipazione di un evento o minaccia futuri.
Può esserci una sovrapposizione fra i due concetti, ma bisogna fare attenzione alle differenze. Per esempio, la paura è associata a ondate di eccitazione da parte del sistema nervoso autonomo necessarie per il combattimento e la fuga, mentre l’ansia è più frequentemente collegata con tensione muscolare, vigilanza in preparazione all’evitamento di pericoli futuri e comportamenti cauti o evitanti.
La paura è un emozione assolutamente normale e funzionale. E’ una risposta emotiva e fisiologica ad un pericolo esterno e ha la funzione di preservare la vita tenendoci al sicuro. L’ansia può essere intensa e non patologica, ma quando è eccessiva e si cronicizza può minacciare una o più dimensioni della vita della persona. Se la paura ci mette in condizione di affrontare la realtà, preparandoci agli eventi, l’ansia invece può limitarci e renderci incapaci di agire.
Le fobie sono invece paure ossessive, persistenti e irrealistiche che interrompono o distorcono il comportamento normale. Le fobie sono ben rappresentate dal modo di dire “la paura della paura” ed hanno un impatto significativo e maladattivo sulla vita della persona.
Tra i criteri diagnostici specifici per una fobia il DSM-V riporta:
Esistono differenti tipologie di fobie, che si differenziano sulla base dello stimolo fobico. Le più comuni riguardano:
Soggetti che soffrono di una fobia specifica sperimentano un aumento dell’attivazione fisiologica, in previsione di o durante l’esposizione a un oggetto o una situazione generanti la fobia. Tuttavia, la risposta fisiologica non è univoca: infatti alcune persone possono manifestare maggiormente una reazione di attacco o fuga, collegata con l’attivazione del sistema nervoso simpatico. Altri, invece, possono manifestare una reazione fisiologica definita da una breve accelerazione della frequenza cardiaca, con aumento della pressione sanguigna, seguita da un rallentamento del battito cardiaco e da una caduta di pressione, che può portare allo svenimento.
In generale dunque, le persone sembrano mettere in atto due tipi di risposte: una legata all’evitamento (allontanarsi o evitare fisicamente le situazioni o gli oggetti fobici) oppure tentare di sopportare con molta difficoltà la paura indotta dallo stimolo fobico. In entrambi i casi, le strategie messe in atto possono però compromettere le normali attività quotidiane, con ripercussioni sulla sfera relazionale e lavorativa.
Le fobie non hanno una causa unica e spesso la persona che ne soffre non sa ricollegare il motivo di tale sofferenza. Inoltre, non sempre le cause sono chiare e definibili.
In linea generale, tra le possibili cause troviamo l’esposizione ad un evento traumatico, oppure assistere all’evento traumatico di altre persone. Talvolta possono svilupparsi in seguito ad un attacco di panico imprevisto, che si è verificato in quella che diventerà la situazione temuta. Un’ulteriore possibilità consiste nella trasmissione di informazioni, ovvero può essere appresa.
Il trattamento delle fobie si concentra principalmente su tecniche di esposizione e interventi cognitivi, con l’obiettivo di aiutare il paziente a superare la propria paura specifica.
Tra gli approcci principalmente usati troviamo la Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT), la quale si basa sull’idea che i pensieri distorti influenzino le emozioni e i comportamenti.
Tramite la CBT, il paziente viene guidato a identificare e modificare i pensieri disfunzionali che alimentano la paura.
La desensibilizzazione sistematica, un tipo di esposizione graduale, permette al paziente di affrontare la paura progressivamente: ad esempio, una persona con fobia dei cani può iniziare a osservare foto di cani, poi guardare video, per arrivare infine a interagire con un cane vero.
Alternativamente, viene utilizzata la tecnica dell’esposizione graduale: questa consiste nell’esposizione del paziente, con il supporto del terapeuta, alla fonte della propria paura in maniera controllata e sicura, riducendo gradualmente la risposta ansiosa.
Nella desensibilizzazione sistematica, la persona impara a rilassarsi durante l’esposizione, permettendo al cervello di disaccoppiare la paura dalla specifica situazione o oggetto.
Infine può essere utilizzata la mindfulness e alcune tecniche di rilassamento per aiutare i pazienti a ridurre l’ansia associata alla fobia. La mindfulness, in particolare, insegna alle persone a osservare e accettare le proprie emozioni senza giudizio, riducendo l’intensità della risposta fobica.
Il successo del trattamento delle fobie dipende dall’impegno del paziente e dalla capacità del terapeuta di adattare gli interventi alle specifiche esigenze della persona, offrendo un approccio strutturato ma flessibile per affrontare e superare la paura debilitante.
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